ACNA Parole e sentimenti

ACNA
Parole e  sentimenti

Sull’ACNA di Cengio sono stati scritti oceani di parole, mentre fiumi di denaro venivano dissolti in dibattiti pubblici, convegni con ipotetici  “saggi”, pellegrinaggi a Roma e dintorni. Abbiamo assistito a scontri quasi epici fra le posizioni dei piemontesi e di quelli liguri, fra difensori del lavoro a tutti i costi, e ambientalisti e non ultimi sindacalisti e sindacati sempre presenti al capezzale di chi sta morendo al fine di raccoglierne l’eredità.
Abbiamo assistito a balletti di responsabilità più vicini allo psicodramma, che non alla volontà di chiarezza. I dipendenti dell’azienda chimica ….

hanno osservato per anni tutto in rispettoso silenzio, delegando loro malgrado ai sindacati la loro difesa e passando da vari stati emotivi: malumore, preoccupazione, e disperazione per il loro avvenire. Oggi dopo tanto tempo che è stata scritta la parola fine se un necrologico dovesse essere scritto sulle ceneri dell’ACNA non sarebbe male “spirata senza alcun conforto perché non gliene fregava più niente a nessuno”.

Oggi ricominciare a cercare motivazioni su quanto accaduto, appare francamente ridicolo, una speculazione ideologica, dopo che sono andati perduti 1500 posti di lavoro e un ricchissimo indotto letteralmente polverizzato, non  si sente il bisogno di commenti infarciti di cifre e dati quasi incompressibili ai più, ma solamente arrivare ad un pronto recupero produttivo delle aree dismesse.

In questa provincia di misteri, dove non si riesce ad arrivare a capo di nulla, abbiamo letto sui giornali velate minacce sul rispolvero delle cartelle sanitarie dei dipendenti o dei danni ambientali provocati dall’ACNA, non per ricercare la verità, ma come strumento di pressione.

Oramai il business chimico è finito, la sua morte ha innescato altri business quali le bonifiche e lo smaltimento dei rifiuti e a lasciato dietro di se come vittime sacrificali i lavoratori e  le loro famiglie.

I lavoratori non contano per chi ha nel profitto selvaggio il solo obiettivo, non contano per i sindacati troppo intenti a difendere poltrone e poltroncine, non contano per i distretti sanitari che troppo tardi hanno chiarito che nel pianeta ACNA esistevano rischi concreti per la salute pubblica, non contano per i vari partiti ed amministratori che si ricordano di loro unicamente in occasione delle tornate elettorali.

Ma le responsabilità non si fermano ai Sindaci, ai dirigenti e uomini pubblici; un grande personaggio del passato, Martin Luther King, ebbe a dire un giorno… ”in una società civile i grandi problemi non sono le prepotenze e le angherie dei potenti, il vero crimine e il silenzio delle persone oneste”.

Questo silenzio ha un prezzo per i lavoratori, è  stato e sarà sempre il mantenimento del posto di lavoro, la possibilità di mantenere dignitosamente le proprie famiglie.

Storia vecchia che nasce nelle prime fabbriche e per la quale sono state combattute battaglie di vero sindacato, con veri martiri che venivano regolarmente massacrati, sindacalisti che non viaggiavano in lussuose berline.

Da questi personaggi sono nate le conquiste sociali, il miglioramento esponenziale delle condizioni di vita delle persone ”qualunque”:

Oggi con l’economia globalizzata dove anche nel nostro paese si fronteggiano non posizioni ideologiche ma economiche di veri e propri partiti azienda, queste conquiste sono fisiologicamente in grave pericolo.

Ritorna spesso a far capolino l’insano desiderio di sfruttare i lavoratori fino a quando servono. Il debito pubblico, la tragica situazione dei conti dello Stato non è dovuto alle pensioni o ai magri stipendi di un paio di milioni di lavoratori, ma al costante e mostruoso sperpero delle risorse economiche, che nessuna tangentopoli riuscirà mai davvero portare alla luce.

I lavoratori disoccupati devono tenere ben presente che l’impegno sociale non può essere più delegato a questo o a quello (sindacalista o amministratore pubblico che sia), perché nella nostra società se si arriva a posizioni decisionali è solamente perchè si serve qualcuno e questo qualcuno (in ACNA se lo ricordano bene certi qualcuno) non ha certo come scopo prioritario il benessere di qualche operario o di qualche famiglia.

Solo se le persone “qualunque” comprenderanno bene questo semplice concetto fino in fondo, allora sì che torneranno a difendere, non solamente il proprio personale posto di lavoro, ma anche quello dell’operaio di Latina o di Palermo e magari anche quello dell’extra-comunitario, solo così la moderna globalizzazione non produrrà milioni di disperati e altri milioni di sfruttati.

La pietra tombale deposta sull’ACNA ha ottenuto ben poca cosa, solo qualche prepensionamento o un pò di caritevole mobilità sbandierata come immenso successo dai soliti furbi a dimostrazione che non sono serviti a nulla anni di battaglie e anche di sofferenze.

E’ la conferma che oggi il potere economico ha definitivamente cancellato dalle coscienze nelle persone che hanno vissuto questa immane tragedia dell’ACNA qualsiasi voglia di combattere e di avere perso qualsivoglia fiducia nelle istituzioni che oggi cercano di spartirsi i soldi per il danno ambientale quantificato ma subito dai soli lavoratori e dai soli  abitanti di Cengio e dai comuni limitrofi.

E’ cosa recentissima apprendere che dopo che una voragine di milioni spesi per risanare le aree dell’ormai ex Acna ne occorrono ancora circa 40 milioni per finire la bonifica e una roba da non crederci, roba da far cadere le braccia, in che mani siamo finiti? Una cosa è certa e incontrovertibile e non si fa peccato pensare che ”qualcuno” ha scialacquato a più non posso alla faccia dei Cengesi.

Speriamo  che almeno abbiano avuto il rimorso di coscienza e abbiano portato qualche fiore in ricordo di quei tanti che “grazie” all’ACNA riposano in pace.

State attenti figli e nipoti, che quella barcata di milioni che, pare, vogliano erogare per redimersi e purificarsi l’anima, non vi  avveleni ancora di più.

Sapere che qualcosa per la tutela della salute di tutti e dell’ambiente si poteva e si doveva fare, e che invece nulla è stato fatto non può esservi di estremo conforto.

E per ultimo non fatevi illudere da quelli che ancora oggi cercano in tutti i modi di diventare padri nobili e parlano, parlano di cose che nemmeno conoscono e si presentano come delle pecorelle, state attenti, molto attenti e siate prudenti come i serpenti.

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