ARECCO (LEGA NORD): “NOSTALGIA PER L’URBANISTICA DEGLI ANNI ‘80”

ARECCO (LEGA NORD): 
NOSTALGIA  PER  L’URBANISTICA  DEGLI  ANNI  ‘80”
A partire dalla metà degli anni ’70, veniva affidato allo studio di architettura ed ingegneria Todros di Torino il compito di redigere uno strumento urbanistico innovativo per la città di Savona ed unico nel panorama italiano.
Todros era un senatore eletto nel PCI a Torino, docente universitario nell’ateneo della città.
Le amministrazioni cittadine savonesi che commissionavano e gestivano l’operazione erano tutte di sinistra.
I punti salienti di tale strumento urbanistico intercomunale, denominato PRIS, erano principalmente i seguenti:

   riunire comuni contermini, dotati di specificità proprie, ma uniti da problematiche comuni e da risorse complementari;

–   affrontare in maniera unitarie le problematiche di sviluppo e viabilità del territorio;

–  condividere infrastrutture concepite in chiave non localistica ma di comprensorio, riducendo le spese di costruzione gestione degli impianti;

–  realizzare un imponente piano di edilizia economica popolare, attuato principalmente attraverso lo strumento delle cooperative edilizie convenzionate. A metà degli…

 anni ’90, purtroppo, l’esperienza si interrompeva e i comuni facenti parte del piano intercomunale decidevano autonomamente di sciogliere ogni legame, approvando singoli piani regolatori.
L’idea del PRIS che maggiormente ho apprezzato all’epoca e che rimpiango oggigiorno è quella per la quale, accanto ad importanti iniziative imprenditoriali realizzate da parte dei privati, erano state individuate innumerevoli aree nel territorio comunale sulle quali creare una molteplicità di  cooperative edilizie costituite appositamente da lavoratori appartenenti a varie categorie.
Erano sorti così gli edifici realizzati per conto dei dipendenti delle forze dell’ordine – carabinieri, polizia, finanzieri – dei post telegrafonici, dei dipendenti INPS e così via.
Tale modernità di pensiero ha trasformato un’utopia, in uno straordinario e unico esempio di esperienza urbanistica su scala nazionale.
Se confrontiamo tutto questo con quanto prodotto in chiave urbanistica dalle giunte savonesi di centro sinistra succedutesi nel corso degli ultimi diciotto anni, ne ricaviamo un quadro sconfortante.
L’edilizia economica sociale è praticamente scomparsa dalla programmazione dei recenti strumenti urbanistici.
Le infrastrutture previste sul territorio sono state concentrate esclusivamente nel settore sportivo, è stato consentito il proliferare di centri commerciali all’interno del tessuto urbano cittadino e la parte viabilistica è stata incentrata esclusivamente sulla decennale progettazione dell’Aurelia bis.
Infine, abbiamo assistito alla realizzazione di interventi nel settore edilizio attuati da soggetti privati, rivolti esclusivamente ad un’utenza elitaria e facoltosa.
Il volto della città, nella sua globalità, non è cambiato, ad esclusione della zona più pregiata raccolta intorno alla vecchia zona portuale.
In conclusione, nel volgere di un ventennio, l’urbanistica savonese è passata da una fase innovativa e rivolta alla gestione (anche) sociale del territorio, ad una programmazione occasionale in cui i soggetti attuatori, ad oggi, sono stati quasi esclusivamente i privati.
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