Gentile comandante Gianetto, non so la ragione per la quale si rivolge a me. Non ho da tempo alcun ruolo a Savona, salvo la residenza. La frase che lei ha estrapolato, in parte riformulandola, era contenuta in un mio articolo comparso sulla pagina del secolo di Savona all’indomani della pubblicazione della prima terna per la nomina a Presidente della AP SV. A quell’articolo è seguito il silenzio più assordante e quelle considerazioni sono restate totalmente senza risposta, da parte di chi avrebbe dovuto darle. Ma tant’è “è l’Italia di oggi, bellezza”. Oggi si discute sulla riforma della L 84/94, una legge che ha introdotto una silenziosa rivoluzione nel sistema portuale italiano, ma che nel corso degli anni ha mostrato delle lacune. Ma quello che nessuno dice è che la lacuna più grande è stata la mancanza, dietro la legge, di una regia nazionale che conducesse la politica portuale a una logica di sistema. Logica che è indifferibile per una infrastruttura come il porto che è, più di ogni altra, la porta aperta verso una economia globalizzata. Ha invece prevalso una logica tutta localistica, che ha “confuso” l’interesse di qualche gruppo e di qualche operatore con quello pubblico, nel senso di NAZIONALE. Canavese è stato un campione di questa logica. Ad un convegno organizzato dal PD di Savona nel marzo del 2010, ad una mia considerazione sulla necessità, nella libera scelta di ogni autorità portuale sulle prerogative da scegliere per il proprio porto, di addivenire ad una comune interpretazione sulle norme in materia di organizzazione del lavoro portuale, mi rispose che volevo il centralismo. E, quel che è peggio, qualche scemotto, magari anche dirigente sindacale, lo applaudì, senza capire di cosa si parlasse. Adesso a Genova lo capiscono. Per questo certe domande restano e resteranno senza risposta. cordialità.