Prelievi nelle ciminiere il giallo delle tecniche Il fascicolo “disastro ambientale” è a una svolta Marco Preve da La Repubblica
SAVONA — La parola chiave è “isocinetismo”. È attorno a questo termine che si cela uno degli snodi dell’inchiesta della procura, di , quella del filone che contesta il reato di disastro ambientale che vedrebbe indagati già tre manager di Tirreno Power. Una delle contestazioni che i pm stanno valutando è quella di aver nascosto il reale quantitativo delle emissioni inquinanti nell’arco degli anni. E questo sarebbe avvenuto fornendo valori inferiori a quelli reali, perché frutto di un campionamento effettuato in un tratto delle condotte (nella porzione orizzontale del camino, prima del gomito che immette nel camino) dove le concentrazioni sono variabili. L’isocinetismo è la «tecnica di prelievo delle polveri da flussi convogliati che prevede una aspirazione del campione con un flusso tale da mantenere la velocità di impatto del particolato sul filtro uguale a quella di traslazione nella condotta». Proviamo a spiegarci. Fino al 2012 i dati delle emissioni, sorprendentemente, erano forniti da Tirreno Power alle autorità sanitarie e ambientali. Dallo scorso anno una centralina pubblica gestita dall’Arpal è finalmente stata installata all’interno di una delle ciminiere, o camino, in un punto dove il flusso e la concentrazione delle polveri sono costanti garantendo così un campionamento attendibile. La società è pronta a fornire le sue spiegazioni, a cominciare dal fatto che tale metodo di misurazione era consentito da norme e regolamenti. Il filone che ipotizza il disastro ambientale sembra essere quello in grado di far registrare a breve degli sviluppi. L’avvocato di Tp, Fausto Mazzitelli, potrebbe presto ricevere gli inviti a comparire per i manager indagati che saranno così interrogati e verranno a conoscenza delle accuse. Sull’altro versante, quello dell’omicidio e delle lesioni colpose, il lavoro degli inquirenti appare più complesso. I risultati della perizia affidata a tre consulenti e depositata a settembre confermerebbero l’esistenza di un danno alla salute come ha spiegato la procura. Emergerebbero anche valori di mortalità più alti della media regionale nel territorio interessato, ma è pur vero che valori simili, e in alcuni casi anche più alti, sono stati registrati in altre zone, dal Sanremese alla Valpolcevera, come emerge dallo studio sulla mortalità delle Asl liguri i cui dati sono purtroppo fermi al 2005. Proprio per capire se possa essere stabilito un nesso tra le emissioni nocive e l’incremento della mortalità o di alcune patologie, il procuratore Francantonio Granero ha chiesto un ulteriore approfondimento ai consulenti. (marco preve) |