La Procura della Repubblica ha messo in mora l’impianto di depurazione della Italiana Coke di Cairo Montenotte.
Come è stato possibile addivenire ad una conferenza dei servizi nella quale e’ stata concessa a detta azienda la cosiddetta A.I.A.? (autorizzazione integrata ambientale). Ecco il motivo…
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Dopo il blitz della Procura della Repubblica che ha messo in mora l’impianto di depurazione della Italiana Coke di Cairo Montenotte…leggi… molti si chiedono come sia stato possibile addivenire ad una conferenza dei servizi nella quale e’ stata concessa a detta azienda la cosiddetta A.I.A.(autorizzazione integrata ambientale) prevista dal decreto legislativo n.59/2005 che ha recepito (con il solito, colpevole ritardo), alcune direttive della Unione Europea. A questa conferenza dei servizi, fortemente voluta, dopo che nessuno voleva prendersi la responsabilità di decidere, si perviene dopo che l’assessore provinciale Marson ordina al dirigente del suo settore di formulare questa determina dirigenziale…leggi…che e’ un capolavoro di elusione e che andiamo brevemente ad illustrare, proprio perché da questo atto si possono spiegare le pecche originarie dell’ente autorizzante (la provincia, come da legge) per il quale l’A.I.A. non e’ un atto fondato su elementi oggettivi e probanti, ma solo un passaggio burocratico teso a mantenere la continuità della produzione dell’azienda, quand’anche questa non migliorasse per nulla la qualità delle sue emissioni nocive. Siamo alla fine di novembre del 2009, l’assessore Marson e’ in carica da pochi mesi, ma le pressioni aziendali sono molte. Ecco allora la felice soluzione burocratica escogitata: l’ing. Gareri, dirigente del servizio autorizzazioni ambientali delibera, con suo specifico atto (e lasciando l’assessore “immune” da rischi del mestiere) di conferire all’avv. Luigi Piscitelli l’incarico di redarre una bozza di provvedimento per il rilascio dell’A.I.A. alla Società Italiana Coke di Cairo Montenotte, per la modica spesa di 5mila euro tutto compreso. Un vero affare ,anche perché nel disciplinare allegato si specifica che “l’incarico verrà svolto presso il suo domicilio (del legale) e…quando ne venga ravvisata la necessità, mediante partecipazione ad incontri presso la sede della provincia medesima”. Quindi chi si immaginasse il povero avvocato con la scrivania sommersa da istogrammi di rilevazioni dell’inquinamento prese in tempo reale da apposite centraline, cadrebbe in un grave errore, perché il nostro ha dovuto lavorare con materiale messo a disposizione dalla provincia stessa. Questa la ragione per la quale l’A.I.A. all’Italcoke di Cairo e’ stata concessa, dopo le lungaggini delle precedenti giunte, dal fulmine di guerra assessore Marson, che ha trovato il metodo vincente per risolvere il problema. Basta commissionare ad un bravo avvocato la redazione di un provvedimento formalmente ineccepibile ed il giuoco e’ fatto! Se poi nell’azienda tutto va come prima,se non peggio, la provincia ha fatto comunque il suo “dovere” di fronte al Comune di Cairo, ai sindacati ed a quanti non sono ossessionati dall’inquinamento dei luoghi di lavoro e dell’ecosistema. |