purtroppo non l ho scritto io….

La nuova centrale a carbone tedesca e i nostri “signor no” Condividi su facebook Scritto da Giovanni Alvaro sabato 18 agosto 2012 Per costruirla ci son voluti 6 anni di lavoro, impegnando nel lavoro diretto e in quello indiretto circa 100.000 lavoratori, con un costo di 2,6 miliardi di euro, una occupazione diretta di 3000 lavoratori, ed una produzione di ben 2200 megawatt. Stiamo parlando della centrale a carbone più grande del mondo che ha avuto bisogno per essere realizzata di una quantità di acciaio pari a 13 volte quella della Torre Eiffel, e di una quantità di cemento sufficiente a costruire ben 150 piscine olimpiche. Non è localizzata in sperduti posti dell’Africa o in qualche paese sottosviluppato dove le grandi multinazionali, così come recita la propaganda anticapitalista, ‘costringono’ le popolazioni a subirle, ma, guarda caso, è localizzata nella potente, civile e sviluppatissima Germania della signora Angela Merkel vicino Colonia nella città di Grevenbroich nell’Alta Renania di ben 64.000 abitanti. E poi ci si chiede perché la patria dei crucchi non subisce le stesse difficoltà dei paesi dell’Europa meridionale come Grecia, Italia e Spagna che stanno ricevendo terribili colpi della crisi che ormai imperversa senza pietà. La verità è che crucchi stavamo diventando noi. Quella inaugurata, comunque, è una centrale così grande e potente che fa dire al Presidente della Rwe, Peter Terium, che “se ci fossero le Olimpiadi per la produzione di energia da carbone alla centrale di Colonia spetterebbe sicuramente la medaglia d’oro”; e mentre il Governatore socialdemocratico del Land Nordreno Westfalia, esegue il compito di schiacciare il pulsante verde per l’avvio dei lavori dell’impianto, fa dire al capo della coalizione rosso-verde, e sottolineo rosso-verde, Hannalore Kraft, che “Oggi è una giornata particolare non solo per la mia Regione ma per la Germania intera” perché vengono garantite le forniture di energia per il Land e l’intero Paese. Sembra di vivere in un altro pianeta non solo perché le autorità politiche di quella Regione non si sono fatti condizionare da minoranze vocianti, e non hanno rinunciato al loro ruolo di direzione, ma anche perché i gruppi dirigenti dei verdi sono di altro spessore dei loro colleghi italiani che, invece, si dimostrano preoccupati solo della propria carriera politica e, su quell’altare, sacrificano tutto diffondendo notizie false e terrorizzando la gente e che, solo per questo, andrebbero perseguiti da pm e magistratura che però sono in altre faccende affaccendati. Sono loro che hanno ritardato ogni insediamento energetico inclusa la centrale a carbone di Saline Joniche che col miraggio di ‘vocazioni turistiche’, che si sbandierano da oltre 50 anni, hanno bloccato qualsiasi ipotetico sviluppo economico e sociale dell’area. Un vero e proprio disastro. Come disastro i verdi nostrani hanno provocato all’economia del nostro Paese costretto a sopperire al deficit di produzione d’energia comprandola annualmente dalla Francia alla quale i contribuenti italiani consegnano l’equivalente finanziario per costruire una nuova centrale nucleare all’anno. E sono sempre gli stessi che gridano per l’enorme debito pubblico ormai vicino ai 2000 miliardi e bloccano iniziative di crescita e sviluppo che non costano nulla ai cittadini del Bel Paese. In Italia, a Saline Joniche, sarà costruita, così come deciso dal Governo Monti una centrale di potenza inferiore ma comunque anch’essa importante pari alla metà della medaglia d’oro della produzione teutonica con 1.280 megawatt, 1,5 miliardi di investimento, e un’occupazione sulla quale è da criminali sputarci sopra soprattutto in una zona tra le più derelitte dell’intera Calabria. Anche la Centrale, come il Ponte sullo Stretto, sono occasioni che non possono essere sottovalutate pena il mantenimento dell’isolamento, l’arretratezza delle zone interessate e il sottosviluppo che consente la presenza del fenomeno mafioso. Solo chi ha la pancia piena e pensa, come canta il buon Profazio, che “qui di campa d’aria” può continuare a menare il can per l’aia

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