150 anni unità d’Italia

150 anni son trascorsi …
150 anni son trascorsi, pur innumerevoli gli sforzi compiuti, l’Italia rimane ancora oggi profondamente divisa, non tanto su base geografica, regionale o tra Nord e Sud, quanto tra chi s’approfitta regolarmente di cittadini inermi e questi ultimi.

“…. gli dirò che il bianco, il verde e il rosso vuol dir che Italia il giogo suo l’ha scosso, e gli dirò che il rosso, il bianco e il verde gli è un terno che si gioca e non si perde …” 

       da un canto del Risorgimento  

150 anni son trascorsi, pur innumerevoli gli sforzi compiuti, l’Italia rimane ancora oggi profondamente divisa, non tanto su base geografica, regionale o tra Nord e Sud, quanto tra chi s’approfitta regolarmente di cittadini inermi e questi ultimi. 

In una Democrazia il principio fondamentale è quello della sovranità popolare. Grazie a questo fondamento il popolo diviene legittimo proprietario della Res Publica ed acquisisce il diritto ad una sua equa condivisione. Per questo in tanti combatterono e persero la vita durante la seconda guerra mondiale. Questo fu asserito con la consultazione popolare che 63 anni fa determinò la Repubblica. E sempre questo è il succo distillato della nostra Costituzione. 

Perché allora ancora oggi i ruoli, poteri e redditi pubblici vengono, secondo l’antico disegno monarchico prima e fascista più tardi, assegnati a vita ad una minoranza della popolazione che può così spadroneggiare come vuole sulla restante parte privata di ogni ruolo, potere e reddito pubblici, quindi anche di ogni dignità civica? 

E’ proprio l’indebita permanenza della casta degli statali, degli assunti a vita in un ruolo pubblico, come vollero i tiranni, a mantenere uno stato di regime pur in un’epoca divenuta almeno nominalmente democratica. Per via di questo antipartecipativo, elitario, escludente sistema pubblico si afferma un settore economico privato anomalo anch’esso, un privato parastatale, che basa sulle impositive quanto ingiuste leggi volute dalle sue lobby i suoi così divenuti sporchi redditi. Così come si afferma un associazionismo parastatale anch’esso, non indipendente ma colluso con la politica d’alto bordo, che impedisce genuine prese di coscienza ed un reale progresso. 

E’ proprio la chiusa congrega degli statali a creare un regime, che sia tirannico o finto-democratico. Perché è la nera cerchia degli statali a separare il popolo dal suo potere. Ed un regime produce sempre divisioni insormontabili all’interno di una società. Se oggi vogliamo davvero che l’Italia sia unita, se aneliamo un Paese non più diviso nelle mille e mille cricche, fazioni, gruppi, associazioni, associazioni, associazioni, partiti, lobby e mafie che lo consumano, non dobbiamo far altro che esprimere a gran voce il desiderio di una Funzione Pubblica resa davvero tale: partecipata a turno da cittadini preparati. 

Solo creando un nucleo pubblico democratico, NON PIÙ POSSEDUTO MA PARTECIPATO, la società tutta inizierà a seguire questo stesso principio, trasformando un generale sentimento astioso e contrappositivo nel suo contraltare di pace e fraternità. 

Danilo D’Antonio 

 

“Siamo tutti cittadini,

siamo mica dei cretini.

Rivogliamo ciò ch’è nostro,

ri-assegnamoci quel posto!” 

da un canto del nuovo Risorgimento: 

http://www.hyperlinker.com/ars/rap_della_repubblica.htm

 

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